Oggi è la giornata della Memoria. Oltre 15.000.000 (quindicimilioni) le vittime dell'Olocausto. Uomini, donne, bambini, trucidati nei campi di sterminio dai nazisti con la complicità dei fascisti. Gli “indesiderabili” li chiamavano: Ebrei, omosessuali, Rom, Sinti, comunisti, partigiani, ecc.
Leggere in questi giorni sui social network o ascoltare in tv i commenti di persone comuni intrisi di razzismo e di assurdi pregiudizi, provoca rabbia. Controbattere con ragionevolezza è spesso inutile. I temi prediletti sono i soliti: i migranti tutti delinquenti, gli omosessuali tutti “schifosi”, gli islamici tutti terroristi, i rom tutti ladri, ecc. Quando, però, ad esprimere simili concetti sono persone che svolgono funzioni di responsabilità in campo politico, sociale o educativo, allora il discorso cambia. Ho visto insegnanti, educatori, persino preti, fare a gara a chi la sparava più grossa. Non è in discussione la libertà di pensiero, perché si tratta di pensieri portatori di odio che nulla hanno a che fare con la libertà. Fare da amplificatore a tesi che producono violenza, quando si ha un ruolo educativo, lo trovo disdicevole, disgustoso.
Una giornata dedicata alla memoria è si importante, ma occorre una memoria quotidiana che sia alimentata dalla politica, dalla scuola, dalle religioni non con proclami di buone intenzioni, ma con l'esempio e l'esercizio concreto di tolleranza e solidarietà. Solo così quei nostri fratelli non saranno morti invano.
mercoledì 27 gennaio 2016
Una memoria per ogni giorno, non un giorno della memoria
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