Bartolomeo Vanzetti |
Sí. Quel che ho da dire è
che sono innocente, non soltanto del delitto di Braintree, ma anche di
quello di Bridgewater. Che non soltanto sono innocente di questi due delitti,
ma che in tutta lamia vita non ho mai rubato né ucciso né versato una goccia di
sangue. Questo è ciò che voglio dire.
E non è tutto. Non
soltanto sono innocente di questi due delitti, non soltanto in tutta la mia
vita non ho rubato né ucciso né versato una goccia di sangue, ma ho
combattuto anzi tutta la vita, da quando ho avuto l'età della ragione, per
eliminare il delitto dalla terra.
Queste due braccia sanno
molto bene che non avevo bisogno di andare in mezzo alla strada a uccidere
un uomo, per avere del denaro. Sono in grado di vivere, con le mie due braccia,
e di vivere bene. Anzi, potrei vivere anche senza lavorare, senza mettere
il mio braccio al servizio degli altri.
Ho avuto molte
possibilità di rendermi indipendente e di vivere una vita che di solito si
pensa sia migliore che non guadagnarsi il pane col sudore della fronte.
Mio padre in Italia è in
buone condizioni economiche. Potevo tornare in Italia ed egli mi avrebbe sempre
accolto con gioia, a braccia aperte. Anche se fossi tornato senza un centesimo
in tasca, mio padre avrebbe potuto occuparmi nella sua proprietà, non a
faticare ma a commerciare, o a sovraintendere alla terra che possiede.
Egli mi ha scritto molte lettere in questo senso, ed altre me ne hanno
scritte i parenti, lettere che sono in grado di produrre.
Certo, potrebbe essere
una vanteria. Mio padre e i miei parenti potrebbero vantarsi e dire cose che
possono anche non essere credute. Si può anche pensare che essi sono poveri in
canna, quando io affermo che avevano i mezzi per darmi una posizione qualora mi
fossi deciso a fermarmi, a farmi una famiglia, a cominciare una esistenza
tranquilla. Certo. Ma c'è gente che in questo stesso tribunale poteva
testimoniare che ciò che io ho detto e ciò che mio padre e i miei parenti mi
hanno scritto non è una menzogna, che realmente essi hanno la possibilità
di darmi una posizione quando io lo desideri.
Vorrei giungere perciò ad
un'altra conclusione, ed è questa: non soltanto non è stata provata la mia
partecipazione alla rapina di Bridgewater, non soltanto non è stata provata la
mia partecipazione alla rapina ed agli omicidi di Braintree né è stato provato
che io abbia mai rubato né ucciso né versato una goccia di sangue in tutta
la mia vita; non soltanto ho lottato strenuamente contro ogni delitto, ma
ho rifiutato io stesso i beni e le glorie della vita, i vantaggi di una buona
posizione, perché considero ingiusto lo sfruttamento dell'uomo. Ho rifiutato di
mettermi negli affari perché comprendo che essi sono una speculazione ai danni
degli altri: non credo che questo sia giusto e perciò mi rifiuto di farlo.
Vorrei dire, dunque, che
non soltanto sono innocente di tutte le accuse che mi sono state mosse,
non soltanto non ho mai commesso un delitto nella mia vita — degli errori
forse, ma non dei delitti — non soltanto ho combattuto tutta la vita per
eliminare i delitti, i crimini che la legge ufficiale e la morale ufficiale
condannano, ma anche il delitto che la morale ufficiale e la legge ufficiale ammettono
e santificano: lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo. E se c'è una
ragione per cui io sono qui imputato, se c'è una ragione per cui potete
condannarmi in pochi minuti, ebbene, la ragione è questa e nessun'altra.
Chiedo scusa. I giornali
hanno riferito le parole di un galantuomo, il migliore che i miei occhi abbiano
visto da quando sono nato: un uomo la cui memoria durerà e si estenderà,
sempre. più vicina e più cara al popolo, nel cuore stesso del popolo,
almeno fino a quando durerà l'ammirazione per la bontà e per lo spirito di
sacrificio. Parlo di Eugenio Debs. Nemmeno un cane — egli ha detto —
nemmeno un cane che ammazza i polli avrebbe trovato una giuria americana
disposta a condannarlo sulla base delle prove che sono state prodotte contro di
noi. Quell'uomo non era con me a Plymouth né con Sacco a Boston, il giorno
del delitto. Voi potete sostenere che è arbitrario ciò che noi stiamo
affermando, che egli era onesto e riversava sugli altri la sua onestà, che egli
era incapace di fare il male e riteneva ogni uomo incapace di fare il
male.
Certo, può essere
verosimile ma non lo è, poteva essere verosimile ma non lo era: quell'uomo
aveva una effettiva esperienza di tribunali, di carceri e di giurie. Proprio
perché rivendicava al mondo un po' di progresso, egli fu perseguitato e
diffamato dall'infanzia alla vecchiaia, e in effetti è morto non lontano
dal carcere.
Egli sapeva che siamo
innocenti, come lo sanno tutti gli uomini di coscienza, non soltanto
in questo ma in tutti i paesi del mondo: gli uomini che hanno messo a
nostra disposizione una notevolesomma di denaro a tempo di record sono tuttora
al nostro fianco, il fiore degli uomini d'Europa, i migliori scrittori, i
piú grandi pensatori d'Europa hanno manifestato in nostro favore. I popoli
delle nazioni straniere hanno manifestato in nostro favore.
È possibile che soltanto
alcuni membri della giuria, soltanto due o tre uomini che condannerebbero la
loro madre, se facesse comodo ai loro egoistici interessi o alla fortuna del
loro mondo; èpossibile che abbiano il diritto di emettere una condanna che il
mondo, tutto il mondo, giudica una ingiustizia, una condanna che io so
essere una ingiustizia? Se c'è qualcuno che può sapere se essa è giusta o
ingiusta, siamo io e Nicola Sacco. Lei ci vede, giudice Thayer: sono sette anni
che siamo chiusi in carcere. Ciò che abbiamo sofferto, in questi sette
anni, nessuna lingua umana può dirlo, eppure — lei lo vede — davanti
a lei non tremo — lei lo vede — la guardo dritto negli occhi, non arrossisco,
non cambio colore, non mi vergogno e non ho paura.
Eugenio Debs diceva
che nemmeno un cane — qualcosa di paragonabile a noi — nemmeno un cane che
ammazza i polli poteva essere giudicato colpevole da una giuria americana con
le prove che sono state prodotte contro di noi. Io dico che nemmeno a un
cane rognoso la Corte Suprema del Massachusetts avrebbe respinto due volte
l'appello — nemmeno a un cane rognoso.
Si è concesso un nuovo
processo a Madeiros perché il giudice o aveva dimenticato o aveva omesso
di ricordare alla giuria che l'imputato deve essere considerato innocente fino
al momento incui la sua colpevolezza non è provata in tribunale, o qualcosa del
genere. Eppure, quell'uomo ha confessato. Quell'uomo era processato e ha
confessato, ma la Corte gli concede un altro processo.
Sacco e Vanzetti |
Noi abbiamo dimostrato
che non poteva esistere un altro giudice sulla faccia della terra più
ingiusto e crudele di quanto lei, giudice Thayer, sia stato con noi. Lo
abbiamo dimostrato. Eppure ci si rifiuta ancora un nuovo processo. Noi sappiamo
che lei nel profondo del suo cuore riconosce di esserci stato contro fin
dall'inizio, prima ancora di vederci. Prima ancora di vederci lei sapeva che
eravamo dei radicali, dei cani rognosi. Sappiamo che lei si è rivelato
ostile e ha parlato di noi esprimendo il suo disprezzo con tutti i suoi
amici, in treno, al Club dell'Università di Boston, al Club del Golf
di Worcester, nel Massachusetts. Sono sicuro che se coloro che sanno tutto
ciò che lei ha detto contro di noi avessero il coraggio civile di venire a
testimoniare, forse Vostro Onore — e mi dispiace dirlo perché lei è un
vecchio e anche mio padre è un vecchio come lei — forse Vostro Onore
siederebbeaccanto a noi, e questa volta con piena giustizia.
Quando ha emesso la
sentenza contro di me al processo di Plymouth, lei ha detto — per quanto
mi è dato ricordare in buona fede — che i delitti sono in accordo con le mie
convinzioni — o qualcosa del genere — ma ha tolto un capo d'imputazione,
se ricordo esattamente, alla giuria. La giuria era cosí prevenuta contro
di me che mi avrebbe giudicato colpevole di tutte e due le imputazioni, per il
solo fatto che erano soltanto due. Ma mi avrebbe giudicato colpevole di una
dozzina di capi d'accusa anche contro le istruzioni di Vostro Onore.
Naturalmente, io ricordo che lei disse che non c'era alcuna ragione di
ritenere che io avessi avuto l'intenzione di uccidere qualcuno, anche se ero
un bandito, facendo cadere cosi l'imputazione di tentato omicidio. Bene, sarei
stato giudicato colpevole anche di questo? Se sono onesto debbo
riconoscere che fu lei a togliere di mezzo quell'accusa, giudicandomi soltanto
per tentato furto con armi, o qualcosa di simile. Ma lei, giudice Thayer,
mi ha dato per quel tentato furto una pena maggiore di quella comminata a tutti
i 448 carcerati di Charlestown che hanno attentato alla proprietà, che hanno
rubato; eppure nessuno di loro aveva una sentenza di solo tentato furto come
quella che lei mi aveva dato.
Se fosse possibile
formare una commissione che si recasse sul posto, si potrebbe
controllare se è vero o no. A Charlestown ci sono ladri di professione che
sono stati in metà delle galere degli Stati Uniti, gente che ha rubato o che ha
ferito un uomo sparandogli. E solo per caso costui si è salvato, non è morto.
Bene, la maggior parte di costoro, colpevoli senza discussione, per
autoconfessione o per chiamata di correo dei complici, ha ottenuto da 8 a 10,
da 8 a 12, da 10 a 15. Nessuno di loro è stato condannato da 12 a 15 anni
come lo sono stato io da lei, per tentato furto. E per di più lei sapeva
che non ero colpevole. Lei sa che la mia vita, la mia vita pubblica e privata
in Plymouth, dove ho vissuto a lungo, era cosí esemplare che uno dei piú
grandi timori del pubblico ministero Katzmann era proprio questo che
giungessero in tribunale le prove della nostra vita e della nostracondotta.
Egli le ha tenute fuori con tutte le sue forze, e c'è riuscito.
Lei sa che se al primo
processo, a Plymouth, avessi avuto a difendermi l'avvocato Thompson, la giuria
non mi avrebbe giudicato colpevole. Il mio primo avvocato era un complice di
mister Katzmann, e lo è ancora. Il mio primo avvocato difensore, mister
Vahey, non mi ha difeso: mi ha venduto per trenta monete d'oro come Giuda
vendette Gesú Cristo. Se quell'uomo non è arrivato a dire a lei o a mister
Katzmann che mi sapeva colpevole, ciò è avvenuto soltanto perché sapeva che ero
innocente. Quell'uomo ha fatto tutto ciò che indirettamente poteva
danneggiarmi. Ha fatto alla giuria un lungo discorso intorno a ciò che non
aveva alcuna importanza, e sui nodi essenziali delprocesso è passato sopra con
poche parole o in assoluto silenzio. Tutto questo era premeditato, per dare
alla giuria la sensazione che il mio difensore non aveva niente di valido da dire,
non avevaniente di valido da addurre a mia difesa, e perciò si aggirava nelle
parole di vacui discorsi che non significavano nulla e lasciava passare i
punti essenziali o in silenzio o con una assai debole resistenza.
Siamo stati processati in
un periodo che è già passato alla storia. Intendo, con questo, un tempo
dominato dall'isterismo, dal risentimento e dall'odio contro il popolo delle
nostre origini, contro gli stranieri, contro i radicali, e mi sembra —
anzi, sono sicuro — che tanto lei che mister Katzmann abbiate fatto tutto
ciò che era in vostro potere per eccitare le passioni dei giurati, i pregiudizi
dei giurati contro di noi.
Io ricordo che mister
Katzmann ha presentato un teste d'accusa, un certo Ricci. Io ho ascoltato quel
testimone. Sembrava che non avesse niente da dire. Sembrava sciocco produrre un
testimone che non aveva niente da dire. Sembrava sciocco, se era stato chiamato
solo per dire alla giuria che era il capo di quell'operaio che era
presente sul luogo del delitto e che chiedeva di testimoniare a nostro
favore, sostenendo che noi non eravamo tra i banditi. Quell'uomo, il testimone
Ricci, ha dichiarato di aver trattenuto l'operaio al lavoro, invece di mandarlo
a vedere che cosa era accaduto, dando cosí l'impressione che l'altro non
avesse potuto vedere ciò che accadeva nella strada. Ma questo non era molto
importante. Davvero importante è che quell'uomo ha sostenuto che era falsa la
testimonianza del ragazzo che riforniva d'acqua la sua squadra d'operai. Il
ragazzo aveva dichiaratod'aver preso un secchio e di essersi recato ad una
certa fontana ad attingere acqua per la squadra.
Non era vero — ha
sostenuto il testimone Ricci — e perciò il ragazzo non poteva aver visto i
banditi e non era in grado quindi di provare che né io né Sacco fossimo tra gli
assassini. Secondo lui, non poteva essere vero che il ragazzo fosse andato
a quella fontana perché si sapeva che i tedeschi ne avevano avvelenato
l'acqua. Ora, nella cronaca del mondo di quel tempo non è mai stato riferito un episodio
del genere. Niente di simile è avvenuto in America: abbiamo letto di numerose
atrocità compiute in Europa dai tedeschi durante la guerra, ma nessuno può
provare né sostenere che i tedeschi erano tanto feroci da avvelenare una
fontana in questa regione, durante la guerra.
Tutto questo sembrerebbe
non aver nulla a che fare con noi, direttamente. Sembra essere un elemento
casuale capitato tra gli altri che rappresentano invece la sostanza del caso.
Ma la giuria ciaveva odiati fin dal primo momento perché eravamo contro la
guerra. La giuria non si rendeva conto che c'è della differenza tra un uomo che
è contro la guerra perché ritiene che la guerra sia ingiusta, perché non odia
alcun popolo, perché è un cosmopolita, e un uomo invece che è contro la guerra
perché è in favore dei nemici, e che perciò si comporta da spia, e commette dei
reati nel paese in cui vive allo scopo di favorire i paesi nemici. Noi non
siamo uomini di questo genere. Katzmann lo sa molto bene. Katzmann sa che
siamo contro la guerra perché non crediamo negli scopi per cui si proclama
che la guerra va fatta. Noi crediamo che la guerra sia ingiusta e ne siamo
sempre più convinti dopo dieci anni che scontiamo — giorno per giorno — le
conseguenze e i risultati dell'ultimo conflitto. Noi siamo più convinti di
prima che la guerra sia ingiusta, e siamo contro di essa ancor più di
prima. Io sarei contento di essere condannato al patibolo, se potessi dire
all'umanità: «State in guardia. Tutto ciò che vi hanno detto, tutto ciò
che vi hanno promesso era una menzogna, era un'illusione, era un inganno, era
una frode, era un delitto. Vi hanno promesso la libertà. Dov'è la libertà?
Protesta in favore di Sacco e Vanzetti |
Vi hanno promesso la
prosperità. Dov'è la prosperità? Dal giorno in cui sono entrato a Charlestown, sfortunatamente
la popolazione del carcere è raddoppiata di numero. Dov'è l'elevazione morale
che la guerra avrebbe dato al mondo? Dov'è il progresso spirituale che
avremmo raggiunto in seguito alla guerra? Dov'è la sicurezza di vita, la
sicurezza delle cose che possediamo per le nostre necessità? Dov'è il rispetto
per la vita umana? Dove sono il rispetto e l'ammirazione per la dignità e la
bontà della natura umana? Mai come oggi, prima della guerra, si sono avuti
tanti delitti, tanta corruzione, tanta degenerazione.
Se ricordo bene, durante
il processo, Katzmann ha affermato davanti alla giuria che un certo Coacci ha
portato in Italia il denaro che, secondo la teoria della pubblica accusa, io e
Sacco avremmo rubato a Braintree. Non abbiamo mai rubato quel denaro. Ma
Katzmann, quando ha fatto questa affermazione davanti alla giuria, sapeva
bene che non era vero. Sappiamo già che quell'uomo è stato deportato in
Italia, dopo il nostro arresto, dalla polizia federale. Io ricordo bene che il
poliziotto federale che lo accompagnava aveva preso i suoi bauli, prima della
traduzione, e li aveva esaminati a fondo senza trovarvi una sola moneta.
Ora, io dico che è un
assassinio sostenere davanti alla giuria che un amico o un compagno o un
congiunto o un conoscente dell'imputato o dell'indiziato ha portato il denaro
in Italia, quando si sa che non è vero. Io non posso definire questo gesto
altro che un assassinio, un assassinio a sangue freddo.
Ma Katzmann ha detto
anche qualcos'altro contro di noi che non è vero. Se io comprendo bene, c'è
stato un accordo, durante il processo, con il quale la difesa si era impegnata
a non presentare prove della mia buona condotta in Plymouth, e l'accusa non
avrebbe informato la giuria che io ero già stato processato e condannato in
precedenza, a Plymouth. A me pare che questo fosse un accordo unilaterale.
Infatti, al tempo del processo di Dedham, anche i pali telegrafici sapevano che
io ero stato processato e condannato a Plymouth: i giurati lo sapevano
anche quando dormivano. Per contro, la giuria non aveva mai veduto né
Sacco né me, e io penso che sia giusto dubitare che nessun membro della giuria
avesse mai avvicinato prima del processo qualcuno che fosse in grado di dargli
una descrizione sufficientemente precisa della nostra condotta. La giuria non
sapeva niente, dunque, di noi due. Non ci aveva mai veduto. Ciò che sapeva
erano le cattiverie pubblicate dai giornali quando fummo arrestati e il
resoconto del processo di Plymouth.
Io non so per quale
ragione la difesa avesse concluso un simile accordo, ma so molto
bene perché lo aveva concluso Katzmann: perché sapeva che metà della
popolazione di Plymouth sarebbe stata disposta a venire in tribunale per dire
che in sette anni vissuti in quella città non ero mai stato visto ubriaco, che
ero conosciuto come il piú forte e costante lavoratore della comunità. Mi
definivano «il mulo», e coloro che conoscevano meglio le condizioni di mio
padre e la mia situazione di scapolo si meravigliavano e mi dicevano: «Ma
perché lei lavora come un pazzo, se non ha né figli né moglie di cui
preoccuparsi?».
Katzmann poteva dunque
dirsi soddisfatto di quell'accordo. Poteva ringraziare il suo Dio
e stimarsi un uomo fortunato. Eppure, egli non era soddisfatto. Infranse
la parola data e disse alla giuria che io ero già stato processato in
tribunale. Io non so se ne è rimasta traccia nel verbale, se è stato omesso
oppure no, ma io l'ho udito con le mie orecchie. Quando due o tre donne di
Plymouth vennero a testimoniare, appena la prima di esse raggiunse il posto
ove è seduto oggi quel gentiluomo — la giuria era già al suo posto — Katzmann
chiese loro se non avesse già testimoniato in precedenza per Vanzetti. E alla
loro risposta affermativa replicò: «Voi non potete testimoniare».
Esselasciarono l'aula. Dopo di che testimoniarono ugualmente. Ma nel frattempo
egli disse alla giuria che io ero già stato processato in precedenza. È
con questi metodi scorretti che egli ha distrutto lamia vita e mi ha rovinato.
Si è anche detto che la
difesa avrebbe frapposto ogni ostacolo pur di ritardare la prosecuzione del
caso. Non è vero, e sostenerlo è oltraggioso. Se pensiamo che l'accusa, lo
Stato, hanno impiegato un anno intero per l'istruttoria, ciò significa che uno
dei cinque anni di durata del caso è stato preso dall'accusa solo per iniziare
il processo, il nostro primo processo. Allora la difesa fece ricorso a lei,
giudice Thayer, e lei aspettò a rispondere; eppure io sono convinto che aveva
già deciso: fin dal momento in cui il processo era finito, lei aveva già
in cuore la risoluzione di respingere tuttigli appelli che le avremmo rivolti.
Lei aspettò un mese o un mese e mezzo, giusto per render nota la sua
decisione alla vigilia di Natale, proprio la sera di Natale. Noi non crediamo
nella favola della notte di Natale, né dal punto di vista storico né da
quello religioso. Lei sa bene che parecchie persone del nostro popolo ci
credono ancora, ma se noi non ci crediamo ciò non significa che non siamo umani.
Noi siamo uomini, e il Natale è dolce al cuore di ogni uomo. Io penso che lei
abbia reso nota la sua decisione la sera di Natale per avvelenare il cuore
delle nostre famiglie e dei nostri cari. Mi dispiace dir questo, ma ogni
cosa detta da parte sua ha confermato il mio sospetto fino a che il sospetto è
diventato certezza.
Per presentare un nuovo
appello, in quel periodo, la difesa non prese piú tempo di quanto ne avesse
preso lei per rispondere. Ora non ricordo se fu in occasione del secondo o del
terzo ricorso, lei aspettò undici mesi o un anno prima di risponderci; e
io sono sicuro che aveva già deciso di rifiutarci un nuovo processo prima
ancora di consultare l'inizio dell'appello. Lei prese un anno, perdarci questa
risposta, o undici mesi. Cosicché appare chiaro che, alla fine, dei cinque
anni, due se li prese lo Stato: uno trascorse dal nostro arresto al
processo, l'altro in attesa di una risposta al secondo a al terzo appello.
Posso anzi dire che, se
vi sono stati ritardi, essi sono stati provocati dall'accusa e non
dalla difesa. Sono sicuro che se qualcuno prendesse una penna in mano e
calcolasse il tempo preso dall'accusa per istruire il processo e il tempo preso
dalla difesa per tutelare gli interessi di noi due, scoprirebbe che l'accusa ha
preso piú tempo della difesa. C'è qualcosa che bisogna prendere in
considerazione a questo punto, ed è il fatto che il mio primo avvocato ci
tradí. Tutto il popolo americano era contro di noi. E noi abbiamo avuto la
sfortuna di prendere un secondo legale in California: venuto qui, gli è stato
dato l'ostracismo da voi e da tutte le autorità, perfino dalla giuria. Nessun
luogo del Massachusetts era rimasto immune da ciò che io chiamo il
pregiudizio, il che significa credere che il proprio popolo sia il
migliore del mondo e che non ve ne sia un'altro degno di stargli alla pari.
Di conseguenza, l'uomo
venuto dalla California nel Massachusetts a difendere noi due, doveva essere
divorato, se era possibile. E lo fu. E noi abbiamo avuto la nostra parte.
Ciò che desidero dire è
questo: il compito della difesa è stato terribile. Il mio primo avvocato non
aveva voluto difenderci. Non aveva raccolto testimonianze né prove a nostro
favore. I verbali del tribunale di Plymouth erano una pietà. Mi è stato
detto che piú di metà erano stati smarriti. Cosicché la difesa aveva un
tremendo lavoro da fare, per raccogliere prove e testimonianze, per apprendere
quel che i testimoni dello Stato avevano sostenuto e controbatterli. E
considerando tutto questo, si può affermare che se anche la difesa avesse
preso doppio tempo dello Stato, ritardando cosí il caso, ciò sarebbe stato
piú che ragionevole. Invece, purtroppo, la difesa ha preso meno tempo dello Stato.
Ho già detto che non soltanto non sono colpevole di questi due delitti, ma non ho mai commesso un delitto in vita mia non ho mai rubato, non ho mai ucciso, non ho mai versato una goccia disangue, e ho lottato contro il delitto, ho lottato sacrificando anche me stesso per eliminare i delitti che la legge e la chiesa ammettono e santificano.
Questo è ciò che volevo dire. Non augurerei a un cane o a un serpente, alla piú miserevole e sfortunata creatura della terra, ciò che ho avuto a soffrire per colpe che non ho commesso. Ma la mia convinzione è un'altra: che ho sofferto per colpe che ho effettivamente commesso. Sto soffrendo perché sono un radicale, e in effetti io sono un radicale; ho sofferto perché sono un italiano, e in effetti io sono un italiano; ho sofferto di piú per la mia famiglia e per i miei cari che per me stesso; ma sono tanto convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, e per due volte io potessi rinascere, vivrei di nuovo per fare esattamente ciò che ho fatto finora.
Ho finito. Grazie.
Tratto dal libro "Non piangete la mia morte"
"Progetto Manuzio", da cui è stata tratta lo scritto di questo post
Il 29 agosto del 1927 Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti vennero uccisi sulla sedia elettrica nel penitenziario di Charlestown, presso Dedham.
Cinquant'anni dopo loro morte, il 23 agosto 1977 Michael Dukakis, governatore dello Stato del Massachusetts, riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la memoria di Sacco e Vanzetti.
Nessun commento:
Posta un commento