lunedì 30 giugno 2014

Morti ingombranti

Sono trascorse solo poche ore dall'ennesima tragedia. Trenta migranti morti sul fondo di un barcone, asfissiati da oltre cinquecento compagni di viaggio che si trovavano sopra di loro. Tra i sopravvisuti, tratti in salvo da una nave della Marina Italiana, ci sono bambini di pochi mesi, donne, giovani uomini. Nulla si sa ancora dei trenta che non c'è l'hanno fatta. Eppure quei morti già ingombrano, sono un problema da "risolvere" in fretta o da usare nel gioco delle parti dei politicanti nostrani. Lo sono per il sindaco di Pozzallo che dovrà accoglierli quando dichiara che non ha sufficienti celle frigorifere per accogliere i corpi. Lo sono per i mezzi di informazione, per i quali la notizia ormai non desta molto interesse, tanto da relegarla, dopo solo poche ore, in fondo ai notiziari. Sono ingombranti perfino per il nostro governo che durante i lavori del Consiglio dei Ministri ha dedicato un minuto di silenzio ed un messaggio di cordoglio. Silenzio e cordoglio, ma non per i quei trenta sventurati, ma per i tre giovani israeliani trovati morti dopo la loro scomparsa di alcuni giorni addietro. Può sembrare strano, ma anche la morte crea privilegi e discriminazioni. Non è poi tanto vero quello che diceva Totò nella sua celebre poesia "A livella". Non siamo tutti uguali davanti alla morte. Molti di quei trenta disgraziati rimarranno senza un nome, senza una sepoltura, senza l'umana considerazione che si deve agli esseri umani in quanto portatori di affetti, di storie, di speranze. Saranno solo trenta salme per le quali trovare una sistemazione, un luogo dove archiviarli, allontanandoli in fretta dalla vista, come si fa con la polvere sotto ai tappeti.