lunedì 20 novembre 2017

EGOlogia


A pranzo, di pasta, ne calavamo non meno di mezzo chilo e, a volte, nei giorni di festa, anche uno o due chili. La salsa di pomodoro doveva bastare per un anno intero e la facevamo per quattro cinque famiglie alla volta. I barattoli per le marmellate e le conserve, non bastavano mai. La vendemmia coinvolgeva la comunità dei parenti e degli amici e per il mosto si usavano grandi botti, più grandi del fabbisogno di una sola famiglia. L'olio si teneva in grosse giare e le olive in salamoia nei tini o nelle damigiane. I fichi si essiccavano 'nte cannizzi, al sole, e poi venivano conservati per l'inverno. Alcuni li infilzavano nelle canne appuntite. In ogni casa non mancavano grandi scorte di noci, mandorle e nocciole. In ogni balcone c'erano appesi pomodori e sorbe, origano e cipolle, peperoncini e alloro. I preparativi per il pranzo di Natale e di Pasqua, duravano giorni, a volte settimane. Per ferragosto si compravano 2-3 angurie per volta, nessuno avrebbe osato chiedere al fruttivendolo di tagliarne metà.

Eravamo più ricchi? Eravamo spreconi? Il consumismo ci aveva travolti? No. Niente di tutto questo. In famiglia si era in tanti. Si condividevano le feste con i parenti, gli amici, i vicini di casa. Si scambiavano i prodotti: un piatto di mostarda, una bottiglia di vino, un cesto di frutta. Si teneva una scorta di tutto perché, presto o tardi, qualcuno sarebbe passato: un parente, un vicino, un amico e perché no, anche uno sconosciuto. Un bicchiere di vino non si poteva negare a nessuno. Oggi la chiameremmo "condivisione".

Certo, adesso è tutto diverso, più complicato. Non sono cambiati solo i costumi, le usanze, siamo cambiati noi. Non per scelta, ma perché è così che la nuova vita ha deciso per noi. Molte famiglie sono formate da una sola persona o da coppie con pochi bambini. Molti hanno figli lontani. I nonni e i genitori anziani non affollano più le nostre case. Stanno nelle loro da soli o in quelle "protette" (dagli affetti). Gli amici li vediamo nei locali. Un fine settimana si e uno no, un mese si e uno no, un anno si e poi vediamo.

Ma c'è dell'altro. Indubbiamente possiamo avere molte più cose di un tempo. Possiamo curarci e spostarci più facilmente, vivere più a lungo. Ci siamo convinti, però, che possiamo bastare a noi stessi e che nel nostro recinto non c'è posto per tutti e anziché allargarlo, per fare posto a chi arriva, lo stringiamo sempre di più. Dentro questo recinto, il nostro Ego diventa sempre più grande, rendendoci obesi. C'è spazio solo per cose usa e getta, persone comprese. Ogni tanto, per fare spazio, eliminiamo le cose più prossime, magari quelle che ci fanno perdere tempo, che intralciano il nostro veloce cammino.

Per andare dove?

Non lo so. Io intanto mi ostino a comprare più angurie, a calare più pasta, a fare marmellate e conserve. Magari qualcuno arriva...

(f.b. 2017)