martedì 17 febbraio 2015

Game Over

PENSAVO..
All'improvviso sembrano essersi svegliati. Giornalisti, governanti, commentatori. Toh.. forse dobbiamo fare una guerra! Tutti troppo distratti, impegnati a curare e commentare i fatti dell'orticello nostrano, adesso cercano improbabili scorciatoie per affrontare un problema che neanche conoscono. Se il tempo  si potesse riavvolgere come un nastro, mi piacerebbe farlo tornare ad una ventina di anni fa, quando l'America di Bush, con proclami altisonanti si apprestava ad "esportare la democrazia" con le  guerre in Afghanistan e Iraq. Come troppe volte la storia ci ha insegnato, le bombe non risolvono i problemi. L'odio, il rancore, le spaccature tra i popoli che esse generano, covano per anni. Poi, come fiumi carsici, riaffiorano e non sempre nello stesso posto dove sono state generate. Fondamentalismi, intolleranze, irrazionalità, si alimentano e si amplificano fino ad esplodere. L'ipocrisia e gli interessi del cosiddetto Occidente hanno di fatto alimentato conflitti in ogni angolo del mondo. Oggi, come tanti boomerang, tornano indietro, a pochi chilometri da noi. Teatri di guerra che sono figli della cattiva coscienza e dell'insensata politica di chi si è ritenuto il giustiziere del mondo intero.
Qualunque soluzione, destinata ad affrontare adesso l'emergenza del terrore, non può che essere sbagliata. La pace è un processo quotidiano, ma lento. Si costruisce nel tempo, senza la voglia di sopraffare l'altro, con il dialogo e la giustizia sociale. Tutte cose, ahimè, alle quali abbiamo rinunciato. Game Over.

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