domenica 20 gennaio 2019

Silenzio!

Shhh! Silenzio! Zitti, muti, non parlate!
Se davanti alla morte non siete capaci di usare parole di umana pietà, adesso, per favore, tacete!
Se il vostro squallido opportunismo ve lo impedisce, fatelo per i vostri figli, affinché non possano mai chiedervi conto del vostro disinteresse, del perché avete ignorato quegli essere umani da vivi, mentre adesso, da morti, usate i loro corpi sepolti in fondo al mare, per i vostri insulsi discorsi.
Non avete chiuso i porti, ma le vostre menti, i vostri sentimenti, i vostri occhi, le vostre orecchie, i vostri cuori!

domenica 13 gennaio 2019

Porti chiusi


"Porti chiusi". Ho voluto chiamare così questo nuovo progetto. 
"Porti chiusi", nella lingua italiana, specie in questi giorni, ha assunto un significato sinistro, che va al di là del significato letterale delle parole. 

Per alcuni "Porti chiusi" è diventato sinonimo di fermezza, tutela dei confini, difesa dall'invasione. Per altri è sinonimo di egoismo, prepotenza, disumanità, sciacallaggio mediatico.

"Porti chiusi" in siciliano vuol dire "Porte chiuse", come quelle che sono diventate simbolo dell'abbandono dei paesi, dei villaggi, dei borghi, specie delle aree interne dei Nebrodi, della Sicilia, delle aree rurali in genere. Paesi che si svuotano, porte mai più aperte, porte aperte di rado. Porte povere, porte ricche, porte contadine, comunque chiuse. 

Porte chiuse che celano, nascondono, portano all'oblio le vite, le storie di chi ha abitato in quelle case, di chi è partito senza più tornare, di chi spera un giorno di tornare.
 
Porte chiuse che gridano al mondo il distacco, l'abbandono, la dimenticanza. Paesi e borghi che perdono la loro storia, il paesaggio umano e culturale che li ha abitati. 
Porte chiuse, architetture semplici o complesse, comunque belle, inserite in modo armonico nel contesto dell'abitazione.
Porte in legno, qualcuna in ferro, solo di recente in freddo alluminio. Porte con lo spioncino, con lo sportellino, con il "ferro" per la chiusura interna. Porte chiuse con lucchetti moderni che testimoniano che qualcuno ci entra ancora, altre chiuse con fili di ferro dove non entra più nessuno.
Porte chiuse, ma un tempo sempre aperte, mai chiuse, mai blindate, pensate per accogliere. La porta di casa nella tradizione contadina era sempre aperta. 

Porti chiusi, come metafora della chiusura agli altri, alla mancata accoglienza, ai porti aperti ai mari. I porti, se sono chiusi, non sono porti, ma recinti, bacini, paludi.

Porte chiuse come segno del lavoro che non c’è. Porte in legno, balconi in ferro, muri in pietra, testimoni del lavoro che poteva esserci (artigiani del legno, del ferro, della pietra) se solo si fosse investito nel recupero dei centri storici e non nel loro abbandono e smantellamento.

Porte chiuse in contrasto con i paesi paralleli "moderni", anch’essi a rischio chiusura, sorti dentro ai centri storici o a fianco dei borghi montani. Simbolo del rifiuto di ciò che eravamo e ostentazione di ciò che volevamo essere.

Porte chiuse nelle campagne, simbolo dell’abbandono della terra, divenuta solo pretesto per ottenere contributi e prebende per arricchimenti facili, senza lavoro, senza fatica, senza prodotti. Ecco che la terra diventa contesa, prepotenza, sopraffazione. La terra è mia anche quando non devo lavorarla. L’importante è un foglio di carta dove posso scrivere che è mia, anche se non è mia e non devo lavorarla. 

Con questi significati, con queste tracce, lavoro a questo nuovo progetto fotografico e non solo. Ci vorrà del tempo, ma non ho fretta. Intanto, in questo album qualche anteprima.

giovedì 10 gennaio 2019

Guarda la luna, non il dito

Non bisogna essere esperti di comunicazione per capire il tentativo, ormai in uso da molti anni presso chi governa questo paese, di spostare l'attenzione del dibattito pubblico su temi che, più di altri, solleticano gli istinti dei cittadini. Tutti noi, considerati esclusivamente nella veste di portatori di consenso da conquistare, veniamo bersagliati, in maniera più o meno subdola, da messaggi che hanno lo scopo preciso di farci guardare da un'altra parte. Proprio come quando vai a visitare un appartamento che devi affittare, e un solerte agente immobiliare ti nasconde i muri scrostati, i rubinetti che gocciolano e le finestre che non chiudono, alla stessa maniera c'è chi è pronto a nasconderci i problemi reali, sostituendoli con quelli che più facilmente producono consenso.
Per queste ragioni, non commetterò l'errore di dare voce anch'io a chi, scientemente, utilizza la comunicazione per creare confusione, radicalizzare lo scontro, con il fine di spostare l'attenzione sui temi che fanno leva sui sentimenti di insicurezza, di paura, di emergenza.
Voglio solo ricordare, come dovrebbe fare ogni cittadino che vive in questo paese, ai fenomeni che attualmente ci governano, ma anche agli altri che ci hanno governato, e ai cittadini distratti che li osannano, alcuni problemi che vive il nostro paese e che, mi pare, nonostante i proclami, non siano stati ancora risolti:

- Sono decine di migliaia ogni anno i giovani che lasciano il nostro paese perché impossibilitati a trovare un lavoro, una strada per il loro futuro (250.000 negli ultimi 5 anni - dati ISTAT);
- Sono centinaia di migliaia gli ultra cinquantenni espulsi dal mondo del lavoro senza alcuna prospettiva (oltre 1.000.000, + 164% negli ultimi 5 anni - dati CENSIS);
- Non c'e' bisogno di esperti per sapere che l'affitto o il mutuo per una casa e' spesso proibitivo per una normale famiglia e che, da solo, assorbe buona parte dello stipendio (affitto medio di circa 500 euro per soli 50 mq. - dati Affitti marketplace immobiliare);
- Studiosi di strutture pubbliche e operatori sul campo, sono concordi nel  ritenere in grande aumento, specie tra i più' giovani, le patologie legate alle dipendenze: droghe, alcool, ludopatie, ecc. (il 22% degli italiani tra i 15 e i 64 anni ha fatto uso di droghe; il 39% dei ragazzi tra i 15 e i 16 anni, abusa di alcol - dati EMCDDA (Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze);
- Chi opera nel campo dell'istruzione, inascoltato ormai da anni, lancia l'allarme circa il decadimento della funzione cruciale della Pubblica Istruzione. Basta entrare in un'aula scolastica per rendersi conto del profondo disagio vissuto da molti giovani studenti a livello comportamentale, di relazione, di attenzione, di interesse);
- Esperti, associazioni, volontari che operano nel territorio, hanno più' volte richiamato  l'attenzione delle istituzioni circa il degrado ambientale che imperversa a tutti i livelli: qualità' dell'aria e delle acque, dissesto idrogeologico, gestione dei rifiuti, consumo di suolo, ecc.;
- Nel 2017 si stimano in povertà assoluta 1 milione e 778 mila famiglie residenti in cui vivono 5 milioni e 58 mila individui; rispetto al 2016 la povertà assoluta cresce in termini sia di famiglie sia di individui (dati ISTAT).

Potrei continuare, ma alla fine di questo lungo elenco che, sono sicuro, ciascuno di voi potrebbe contribuire a rendere ancora più' ricco, viene da chiedersi: 
Come mai nei dibattiti politici, nei twitt dei leader, nei loro post, nei loro comizi, nelle loro interviste, questi temi non trovano posto? Come mai i telegiornali, i giornali, le informazioni su internet, salvo rare eccezioni, si limitano a dare conto delle dichiarazioni, delle esternazioni, delle uscite dei leader politici, rinunciando al ruolo primario dell'informazione che è quello di informare, approfondendo i temi oggetto del dibattito politico, e di porre all'attenzione collettiva quelli che spesso vengono nascosti?

A voi, cari rappresentanti del popolo (così amate definirvi): avete tanto da lavorare, abbiamo tanto da lavorare! E come direste meglio di me voi maestri della comunicazione: guadagnatevi lo stipendio che percepite pensando agli italiani, specie quelli che vivono ai margini, da buoni padri e madri di famiglia! E se potete, evitate di gridare, nel tentativo della ricerca spasmodica di consenso, di raccontare frottole, facendo leva sulle pulsioni istintive delle persone che fanno apparire la realtà diversa da quello che è: migranti, migranti, migranti, sicurezza, sicurezza, sicurezza, terrorismo, terrorismo, terrorismo, ecc. Tutti i dati dicono che non c'è alcuna emergenza migranti, nessuna emergenza sicurezza (reati in calo), e di terrorismo, comincio a pensare che sia altrettanto pericoloso quello psicologico che continuate a praticare quotidianamente! 
A noi tutti: smettiamo di guardare il dito e guardiamo la luna, smascheriamo chi ce la nasconde e usiamo quel dito (niente trivialità' tranquilli) per  indicare noi la strada a chi non la nasconde o non la vuole vedere.