sabato 30 gennaio 2016

Family Day

Rispetto per chi manifesta per affermare le proprie idee. Mi piacerebbe però ricevere qualche risposta a queste domande:
1. Garantire diritti e condizioni di vita più serene a chi decide di vivere insieme,  indipendentemente dal loro sesso, è inaccettabile?
2. Un bambino che ha già una madre o un padre non ha diritto a continuare a vivere pienamente con il proprio genitore che vive una nuova e diversa storia d'amore?
3. I bambini hanno diritto alla vita ed alla felicità. E' così fastidioso se ad occuparsi  di un bambino abbandonato sia un uomo o una donna, due uomini o due donne, purché persone perbene?
4. Quando si dice che i bambini devono vivere all'interno di una famiglia fatta da un uomo e una donna, come la mettiamo con i tanti bambini ospitati in istituti religiosi che non ne favoriscono di certo l'adozione e dove le figure di riferimento sono quelle di suore?

Le religioni, purtroppo, sembrano non accorgersi della vita reale delle persone. E quando se ne rendono conto... sono già passati secoli.
Lo Stato, però, deve garantire diritti e condizioni di vita accettabili a tutti, senza distinzione alcuna!
Per i laici la Costituzione è il riferimento.
Per i credenti dovrebbe essere la Misericordia!

venerdì 29 gennaio 2016

Ti racconto una fotografia - TOGO #1

Lomè, Togo, Agosto 2000



Le osservavo la mattina, appeno uscito da quella che era diventata la nostra casa di Lomè. Le vedevo già posizionate nel loro capanno ai bordi della strada di terra rossa. Un piatto ospitava frutti di papaia, altre volte ananas o arachidi, che proponevano ai passanti senza insistere più di tanto. Non c'erano turisti lungo quella strada, solo gente del posto. Mi guardavano con sospetto, forse era la prima volta che vedevano un uomo bianco. La loro diffidenza durò poco. Mi avvicinai e chiesi uno dei loro frutti tenendo in mano una monetina. La più piccola delle tre si avvicinò al piatto, scelse il frutto di papaia più grosso e me lo diede sorridendomi. Pagai e andai via. Da quel momento ogni mattina era come se mi aspettassero. Le trovavo insieme ad altri bambini nel cortile della casa che ci ospitava. Poco a poco ho capito che tra di loro erano tutti parenti. Un nucleo familiare numeroso nel quale uomini, donne, anziani e bambini, vivevano in piccole case tra di loro adiacenti, una delle quali era la nostra. Quei bambini non sapevano esattamente chi fossi, ma mi accolsero con gioia, così come solo i bambini sanno fare, condividendo con  me ciò che avevano. E non era tanto.
Franco Blandi      

mercoledì 27 gennaio 2016

Una memoria per ogni giorno, non un giorno della memoria

Oggi è la giornata della Memoria. Oltre 15.000.000 (quindicimilioni) le vittime dell'Olocausto. Uomini, donne, bambini, trucidati nei campi di sterminio dai nazisti con la complicità dei fascisti. Gli “indesiderabili” li chiamavano: Ebrei, omosessuali, Rom, Sinti, comunisti, partigiani, ecc.
Leggere in questi giorni sui social network o ascoltare in tv i commenti di persone comuni intrisi di razzismo e di assurdi pregiudizi, provoca rabbia. Controbattere con ragionevolezza è spesso inutile.  I temi prediletti sono i soliti: i migranti tutti delinquenti, gli omosessuali tutti “schifosi”, gli islamici tutti terroristi, i rom tutti ladri, ecc. Quando, però, ad esprimere simili concetti sono persone che svolgono funzioni di responsabilità in campo politico, sociale o educativo, allora il discorso cambia. Ho visto insegnanti, educatori, persino preti, fare a gara a chi la sparava più grossa. Non è in discussione la libertà di pensiero, perché si tratta di pensieri portatori di odio che nulla hanno a che fare con la libertà. Fare da amplificatore a tesi che producono violenza, quando si ha un ruolo educativo, lo trovo disdicevole, disgustoso.
Una giornata dedicata alla memoria è si importante, ma occorre una memoria quotidiana che sia alimentata dalla politica, dalla scuola, dalle religioni non con proclami di buone intenzioni, ma con l'esempio e l'esercizio concreto di tolleranza e solidarietà. Solo così quei nostri fratelli non saranno morti invano.