lunedì 11 dicembre 2017

Addio, Don Ciccino

Don Ciccino è uno di quegli uomini che quando l'incontri ti rimangono dentro per sempre. Con la sua disarmante simpatia, intelligenza, ironia e semplicità, ha reso migliori le vite di quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Grande conoscitore del territorio dei Nebrodi, era portatore di una profonda cultura popolare. Di quella cultura secolare che si stratifica nella vita delle persone semplici come lui, che hanno vissuto la loro esistenza in armonia con l'ambiente. Antesignano delle moderne guide naturalistiche, amava accompagnare i visitatori nel territorio intorno a Longi, il suo paese, alla scoperta di piante, animali, paesaggi. Mancherà a me, ma sono certo, mancherà a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Grazie Don Ciccino, buon viaggio e come diceva vossia: 3, 3, 33!
Qualche anno fa abbiamo provato a raccontare la sua straordinaria storia. Ecco il cortometraggio che la racconta e sul finale la voce di Giovanni Granata, accompagnato dai KalèAtturnu, che aggiunge, a questa giornata, tanta malinconia.


domenica 3 dicembre 2017

Nasce l'Osservatorio per il SUD


Lamezia Terme, 2 dicembre 2017

Ho accolto con slancio l’invito di Piero Bevilacqua e lo ringrazio per avermi coinvolto in questa esperienza. Credo che mai come in questo momento ci sia bisogno di parlare, discutere, confrontarsi su alcuni temi che sembrano scomparsi dalle agende della politica e, più in generale, dal dibattito sociale. Porto il mio contributo sintetizzando in poche parole alcuni temi che, chiaramente, richiederebbero maggiori approfondimenti. 

Mi piace documentare e spesso vado in giro, prevalentemente in Sicilia. Per farlo utilizzo strumenti diversi: scrivo, filmo, fotografo. Mi interessano le storie poco conosciute di uomini e donne; i paesaggi, magari poco osservati e vissuti; La natura, bella, ignorata e ferita. Spesso queste storie si mescolano e in alcune comunità, a fatica, trovo ancora alcuni elementi di equilibrio, di armonia tra le attività dell’uomo e l’ambiente attorno a lui.

Cosa ho visto in questi anni, quale evoluzione?

Nel mio girovagare ho visto molti paesi svuotarsi, i centri storici deturpati e abbandonati, il cemento avanzare sulle spiagge. Ho visto scomparire le piccole botteghe e i piccoli artigiani e ho visto nascere enormi isole del consumismo ai margini delle città. Ho visto città, paesi e campagne sommerse dai rifiuti, il mare invaso dalla plastica e da liquami di ogni genere. Ho visto i paesi montani perdere servizi essenziali come le scuole, gli ospedali, gli asili, i presidi delle forze dell’ordine. E contemporaneamente, ho visto in questi stessi paesi, i giovani andare via e solo gli anziani rimanere a presidiare la loro stessa esistenza. Ho visto poveri, vecchi e nuovi, divenire ancora più poveri. I ricchi, vecchi e nuovi, in combutta con mafiosi, vecchi e nuovi, diventare ancora più ricchi. 

Ho visto l’insoddisfazione incunearsi inesorabilmente nella vita di molti. Ho visto il clamore suscitato dall’arrivo di tanti giovani migranti, prontamente chiusi nei recinti reali e mentali, da chi pensa che la strategia migliore sia tenerli quanto più possibile lontani dalla vita. Ho visto il silenzio sui molti giovani siciliani che lasciano la nostra terra (ogni anno sono più di 30000). Altri restano, i più senza lavoro, o trovano “occupazione”, quando va bene, a 400 euro al mese. 

Ho visto, in definitiva il fallimento storico e sociale del capitalismo, del liberismo, delle scelte politiche scellerate.

Ho visto, però, anche uomini e donne che ogni giorno operano per contrastare questa realtà. Credono e vivono nella convinzione che un’altra prospettiva sia possibile. Spesso in solitudine, lontani dai riflettori e dalle cronache, si oppongono con caparbietà a questa deriva, spesso senza trovare sponde alle quali aggrapparsi. 

Cosa fare? 

Occorra partire proprio da qui. Da questi eroi silenziosi, dai fermenti vivi che la società meridionale riesce a esprimere, offrendo loro una sponda, un punto sicuro di approdo da cui ripartire. Non partiamo, quindi, dal nulla. Dobbiamo avere al nostro fianco quanti in questi anni hanno dedicato il proprio tempo a rendere reale la prospettiva di cambiamento. Mi riferisco al mondo delle associazioni, al volontariato, al mondo della ricerca, ai movimenti, ai gruppi informali, nati con l’obiettivo di promuovere la solidarietà, il rispetto per l’ambiente, un nuovo modello di sviluppo. Io credo che il nascente Osservatorio per il Sud possa diventare il punto d’incontro, di raccordo e promozione di questo mondo. Il luogo di incontro tra quanti pensano a una società nuova, diversa, più equa e solidale. L’obiettivo non è né facile, né immediato. Qualcuno, però, deve pur cominciare.

Sono profondamente convinto che qualsiasi cambiamento per essere reale e duraturo, debba necessariamente partire dal basso. Ci vuole, come dice Franco Arminio, un nuovo umanesimo. Un umanesimo da rintracciare nelle felicità di cui parla Piero Bevilacqua. Ci vuole attenzione verso il paesaggio in tutte le sue articolazioni: umano, naturale, dei luoghi, culturale. Occorre comprendere che la tutela dell’ambiente è di per sé ricchezza. Occorre ripartire dall'istruzione educando non solo ai mestieri, ma al rispetto dei principi universali della convivenza e del vivere civile, oggi, ahimè, troppo spesso smarriti. Occorre mettere al centro il sapere, l’arte, la solidarietà e il rispetto della legalità. Occorrono esempi virtuosi e concreti, utili a delineare un nuovo modello sociale in equilibrio armonico tra le attività umane e la generosa natura delle nostre terre. 

Come? Un esempio.

Nei centri storici, quelli non ancora del tutto distrutti, si potrebbe pensare a un piano straordinario di recupero sociale e edilizio, a un nuovo paradigma: basta con le nuove costruzioni, occorre recuperare! Recuperare significa spostare il costo degli interventi sulla forza lavoro (operai, artigiani, falegnami, fabbri, decoratori, progettisti, ecc.) e meno sui materiali. Al contrario, le nuove costruzioni, oltre a snaturare i centri storici, prevedono costi elevati per i materiali e sono spesso finalizzate al rapido profitto dell’impresa che ha, al suo servizio, sempre meno unità lavorative. Una strada già tristemente percorsa che ha snaturato, oltre ai paesi e le città, perfino molte campagne dell’entroterra. Dove il recupero dei centri storici è diventato realtà, si è registrata una inversione di tendenza: insediamento di nuove realtà commerciali e produttive; miglioramento dell’economia per il diretto coinvolgimento delle persone nei piani di ristrutturazione; salvaguardia delle professioni artigianali; ripopolamento abitativo; ricadute positive sul turismo. Allo stesso tempo, la salvaguardia di servizi essenziali quali scuole, ospedali, asili nido, ha contribuito ad arginare l'esodo e lo svuotamento dei paesi e dei centri storici delle città. 

Se volessi sintetizzare con degli slogan direi: “lavorare meno, lavorare tutti”, “piccolo e diffuso, anziché grande e concentrato”; “Lentezza, anziché frenesia”. 

E gli intellettuali? 

Mettere la propria visione delle cose a servizio della comunità, fornendo chiavi di lettura della realtà e offrendo soluzioni, soprattutto a vantaggio di chi vive relegato ai margini della società, produce ricadute positive. Serve, però, rifuggire dall'autocompiacimento dei circoli esclusivi e tornare nelle piazze, nelle campagne e nei quartieri, serve tornare in mezzo alla gente. Vivo in una terra nella quale ci sono stati esempi virtuosi di intellettuali, non sempre siciliani, che hanno lasciato segni indelebili. Penso a Danilo Dolci, a Vittorio De Seta, a Ignazio Buttitta, a Carlo Levi e ai tanti altri che hanno speso le loro vite nel tentativo di dare dignità a chi non l’aveva mai avuta. Si sono messi al fianco degli ultimi, degli esclusi, dei diseredati e il loro impegno ha fatto crescere consapevolezza. Le ricadute della loro opera sono ancora oggi visibili in alcune zone della Sicilia. 

E se è vero che i cambiamenti partono sempre dal basso, oggi occorre trovare il modo di recuperare questo legame con la comunità. In un periodo storico nel quale la società nel suo complesso e quella meridionale in particolare, sembrano avere smarrito la forza e la capacità di unirsi su comuni rivendicazioni, questa esigenza diventa non più procrastinabile. Occorrono idee, parole, uomini e strumenti nuovi per fare breccia nell'indifferenza e nello scetticismo dilaganti. L’urgenza deriva anche dal pressappochismo e dalla superficialità dell’attuale classe dirigente che rischia di minare definitivamente il rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni. 

Proprio per queste ragioni credo che il nascente Osservatorio, oltre a stimolare e sensibilizzare la società sui temi discussi, possa svolgere un ruolo importante nel promuovere veri e propri percorsi di formazione alla politica, che preparino i giovani ad affrontare la complessità e le contraddizioni dell’attuale società. Ben venga, quindi, l’Osservatorio per il Sud con l’auspicio che possa contribuire ad agitare le acque nello stagno immobile del nostro paese. Sento questa responsabilità, quella di dare speranza sia ai tanti giovani che hanno scelto di non andare via e ogni giorno si misurano con l’inefficienza dello Stato e della burocrazia, che a quelli che sono partiti con la speranza di tornare in una terra migliore. 



Franco Blandi






lunedì 20 novembre 2017

EGOlogia


A pranzo, di pasta, ne calavamo non meno di mezzo chilo e, a volte, nei giorni di festa, anche uno o due chili. La salsa di pomodoro doveva bastare per un anno intero e la facevamo per quattro cinque famiglie alla volta. I barattoli per le marmellate e le conserve, non bastavano mai. La vendemmia coinvolgeva la comunità dei parenti e degli amici e per il mosto si usavano grandi botti, più grandi del fabbisogno di una sola famiglia. L'olio si teneva in grosse giare e le olive in salamoia nei tini o nelle damigiane. I fichi si essiccavano 'nte cannizzi, al sole, e poi venivano conservati per l'inverno. Alcuni li infilzavano nelle canne appuntite. In ogni casa non mancavano grandi scorte di noci, mandorle e nocciole. In ogni balcone c'erano appesi pomodori e sorbe, origano e cipolle, peperoncini e alloro. I preparativi per il pranzo di Natale e di Pasqua, duravano giorni, a volte settimane. Per ferragosto si compravano 2-3 angurie per volta, nessuno avrebbe osato chiedere al fruttivendolo di tagliarne metà.

Eravamo più ricchi? Eravamo spreconi? Il consumismo ci aveva travolti? No. Niente di tutto questo. In famiglia si era in tanti. Si condividevano le feste con i parenti, gli amici, i vicini di casa. Si scambiavano i prodotti: un piatto di mostarda, una bottiglia di vino, un cesto di frutta. Si teneva una scorta di tutto perché, presto o tardi, qualcuno sarebbe passato: un parente, un vicino, un amico e perché no, anche uno sconosciuto. Un bicchiere di vino non si poteva negare a nessuno. Oggi la chiameremmo "condivisione".

Certo, adesso è tutto diverso, più complicato. Non sono cambiati solo i costumi, le usanze, siamo cambiati noi. Non per scelta, ma perché è così che la nuova vita ha deciso per noi. Molte famiglie sono formate da una sola persona o da coppie con pochi bambini. Molti hanno figli lontani. I nonni e i genitori anziani non affollano più le nostre case. Stanno nelle loro da soli o in quelle "protette" (dagli affetti). Gli amici li vediamo nei locali. Un fine settimana si e uno no, un mese si e uno no, un anno si e poi vediamo.

Ma c'è dell'altro. Indubbiamente possiamo avere molte più cose di un tempo. Possiamo curarci e spostarci più facilmente, vivere più a lungo. Ci siamo convinti, però, che possiamo bastare a noi stessi e che nel nostro recinto non c'è posto per tutti e anziché allargarlo, per fare posto a chi arriva, lo stringiamo sempre di più. Dentro questo recinto, il nostro Ego diventa sempre più grande, rendendoci obesi. C'è spazio solo per cose usa e getta, persone comprese. Ogni tanto, per fare spazio, eliminiamo le cose più prossime, magari quelle che ci fanno perdere tempo, che intralciano il nostro veloce cammino.

Per andare dove?

Non lo so. Io intanto mi ostino a comprare più angurie, a calare più pasta, a fare marmellate e conserve. Magari qualcuno arriva...

(f.b. 2017)

sabato 15 luglio 2017

Chi amministra non può fomentare odio e razzismo

Nei paesi dei Nebrodi c'è una lunga tradizione di accoglienza e ospitalità. Leggendo i giornali di oggi e ascoltando i notiziari, stamattina mi pare di essermi svegliato in un luogo che non conosco. C'è tanta amarezza nel constatare il malcelato razzismo da una parte e la gestione a dir poco approssimativa dei migranti, sballottati come pacchi da una parte all'altra, tra chi li vorrebbe rispedire indietro e chi se li contende per ottenere prebende. 
Una cosa è gestire l'emergenza e accogliere i disperati, altra è denunciare chi ne approfitta per fare affari. Mettere insieme le due cose è sbagliato e stupido. 
Le iniziative di protesta intraprese da alcuni sindaci si basano, a loro dire, sulla mancata comunicazione da parte della Prefettura dell'arrivo dei migranti. Se si trattasse solo di questo potrei capire il loro risentimento. Purtroppo, però, a leggere i loro comunicati e osservando le loro azioni, traspare molto altro. Tutti sottolineano che non è una questione di razzismo, ma, piuttosto, di difesa delle loro comunità e paventano rischi per la sicurezza dei cittadini e di possibili rischi sanitari. Dicono di essere per l'integrazione e però fomentano iniziative che vanno nella direzione opposta (bloccare l'accesso ad una struttura o impedire l'arrivo di un gruppo elettrogeno non mi pare rappresentino azioni di benvenuto).
Credo, invece, purtroppo, che proprio di razzismo si tratti. E sapete perché? Nei nostri territori arrivano molti extracomunitari. Alcuni, però, sono più fortunati di altri. Con le dovute differenze faccio un esempio, se volete estremo e provocatorio, ma a mio avviso emblematico. Non ho visto la stessa indignazione e le stesse barricate per l'arrivo nei nostri comuni di schiere di giovani e meno giovani donne dell'Est. Fenomeno numericamente paragonabile a quello che viene definito "invasione". Alla ricerca di nuove prospettive di vita anch'esse, alcune di loro finiscono con il fare le badanti nelle nostre case, altre però, vanno a popolare i locali notturni e i night, diffusissimi nei comuni dei nostri territori. In entrambi i casi si tratta di migranti, la differenza sta nel fatto che i primi arrivano a bordo di barconi e non su aerei di linea. I primi sono prevalentemente neri, gli altri di pelle chiara, capelli biondi e bella presenza.
C'è dunque un pregiudizio. Ci sono migranti discriminati per la loro provenienza, per il loro aspetto, per la loro etnia. Se in quell'albergo fossero arrivati altri tipi di migranti, sono certo che non ci sarebbe stata una simile sollevazione. Come si sentiranno quelle persone, perché voglio ricordare che di persone si tratta, spesso minori, di fronte a una simile accoglienza?
Chi amministra una comunità dovrebbe evitare di fomentare odio e collaborare a trovare soluzioni possibili e umane. Anni di martellamento con notizie false, l'aver creato la paura del diverso, una politica impegnata solo nella ricerca del consenso, hanno creato un clima di disumanità diffusa.

P.S.
Per agevolare alcuni commenti:
1. Si, sono buonista
2. Ne ho portato qualcuno a casa mia, sia italiano che straniero, per me non fa differenza. Vorrei avere una condizione economica migliore e una casa più grande per poterne accogliere di più.
3. Non sono del PD.
4. Non gestiscono centri di accoglienza.

giovedì 6 luglio 2017

Tre facce, una stessa medaglia!


Sono tre i fatti di questi giorni che mi producono fastidio gastrico con aumento dei disturbi da reflusso e forse anche rigetto. Dietro ai fatti, altrettante persone: Gianluigi Donnarumma, Domenico Diele, Diego Maradona.


Il portiere del Milan, novello figliol prodigo, andato via, attratto da offerte più convenienti e poi, con qualche milione di euro in più, tornato alla squadra del cuore che, dice, non ha mai smesso di amare. Come non credergli. Ma non è questo che mi rode. Il giovane portiere quest'anno avrebbe dovuto sostenere come tutti i suoi coetanei, gli esami di Stato e conseguire il diploma. I suoi agenti, procuratori, dirigenti, si erano premurati di concordare con la commissione esaminatrice un calendario "comodo", compatibile con gli impegni dello sportivo. La commissione, concedendo la condizione di favore, ha predisposto lo slittamento delle date alle quali si sono dovuti adeguare anche tutti gli altri studenti "non campioni". Fino a qui, direte, eh vabbè, ci può stare. Non condivido, non mi adeguo, ma capisco. A questo punto, però, arriva la fatidica data dell'esame e il portierone, cosa fa? Saluta tutti e va in vacanza ad Ibiza con la fidanzata, lasciando basita la commissione che avrebbe dovuto esaminarlo. Ovviamente sono molte le considerazioni possibili e molte le abbiamo lette sui quotidiani e i social. Io, però, non voglio dire adesso cosa penso. Mi riservo di farlo al termine di questo mio scritto, perché credo che le tre storie abbiano una "morale" (si può usare questa parola?) comune.


Passiamo al giovane e prestante attore Domenico Diele. Come ricorderete, solo pochi giorni fa, era stato arrestato perché alla guida della sua auto aveva investito una signora in scooter, deceduta a causa dell'incidente. Diele, a quanto pare, era alla guida nonostante avesse assunto sostanze stupefacenti e alcol. Nelle prime ore dopo l'arresto, il giovane idolo di molte ragazze, pare abbia manifestato disappunto per la carcerazione in quanto gli avrebbe impedito di continuare le riprese del suo ultimo film. Addirittura pare che abbia chiesto di essere autorizzato a tornare sul set. Anche qui, nessun commento. Oggi, comunque, per lui è arrivata la concessione dei domiciliari con braccialetto elettronico.

E veniamo al Pibe de oro. Il sindaco di Napoli, De Magistris, ha deciso di concedergli la cittadinanza onoraria. Libero di farlo. La cittadinanza onoraria si concede, in genere, a persone che si sono distinte nel corso della loro vita nel campo dell'arte, dello sport, della scienza, dell'impegno civile, ecc., che abbiano dimostrato grande attaccamento alla città promotrice dell'iniziativa. Fin qui, nulla da dire. Maradona ha dato lustro a Napoli grazie al suo indubbio talento ed è molto legato alla città. C'è però un altro elemento che vale quanto gli altri, e a mio avviso, anche di più: l'onore, la testimonianza di vita che una persona ha dato alla collettività. Quello, cioè, che fa di un uomo, al di là dei suoi talenti, una persona speciale, un esempio virtuoso per la comunità, appunto, un cittadino onorario di una città. Senza entrare nella sfera privata che lascio al gossip, e senza commenti, riporto solo alcuni fatti. Maradona è stato condannato per  avere sparato con una carabina ai giornalisti. E' stato accusato di violenza sulle donne. E' noto come abbia condotto la sua vita in bilico tra dipendenze e prepotenze. Ha avuto un contenzioso con il fisco, credo ancora in corso, per milioni di euro evasi.

Ecco le mie domande e le mie considerazioni.
Molte sono ovvie, altre forse meno. I protagonisti delle tre storie sono tutti, in una maniera o nell'altra, famosi. La loro fama proviene indubbiamente dalle abilità che hanno dimostrato di avere nelle loro attività. Ecco un primo punto: la fama, il successo.
Riconoscere attenzione sociale a chi fa bene il proprio lavoro, a chi eccelle, è giusto. Ma questo riconoscimento vale per tutti? Se un falegname è bravo e onesto, lo è per la comunità in cui vive. Se un bracciante sa fare bene il proprio lavoro o se un contadino eccelle nel suo campo (questa mi piace), farà del bene alla propria famiglia e alle persone che con lui si relazionano. Magari mangeremo prodotti buoni e potremo acquistarli a un prezzo onesto. Ovviamente nessuno di loro avrà fama o notorietà nazionale o internazionale. Essere calciatori o attori porta ad essere esposti mediaticamente e per questo, quando si è bravi, si diventa molto noti. Ma la notorietà dà maggiori diritti e consente di derogare alle regole e alle leggi? Senza tanto riflettere, appare in tutta la sua evidenza la stella polare del nostro sistema sociale: fama, successo, potere, denaro. Sono tutte chiavi che consentono di aprire porte, anche quelle invalicabili, chiuse a più. Esiste quindi un'ingiustizia sociale che privilegia chi ha fama e potere? E chi non li ha? Anche qui, la risposta è ovvia, visto che sembra essersi insinuato, da tempo, nelle nostre vite, un virus, quello della ricerca spasmodica del successo, della notorietà, del facile arricchimento. Un sistema così disarticolato rende inefficace l'insieme delle regole che la società, lo Stato, la comunità, si sono dati. Concedere benefici può servire solo se questo avviene in un sistema giusto, equo. Le attenzioni le meritano tutti, così come le opportunità, senza arrampicarsi sulla scala della notorietà, delle possibilità economiche, del potere. Il rispetto delle regole civili di convivenza, delle regole democratiche, che la comunità si è data, è un valore. Quindi vi chiedo: Non pensate che questo sistema sociale sia profondamente sbagliato, ingiusto, drogato? Possiamo criticare i giovani, rei di essere privi di valori, quando istituzionalizziamo, autorizzandoli, comportamenti che mettono in posizione di vantaggio la fama, il successo, il denaro, a scapito del merito e del rispetto delle più elementari regole di convivenza civile?
C'è bisogno, si, di valori sociali comuni e condivisi. Non è necessario prendano la forma di una scala. Piuttosto mi piace pensare che somiglino a un prato, dove anche l'ultimo filo d'erba può avere la possibilità, il diritto e la voglia, di crescere rigoglioso.

(f.b. Luglio 2017)

mercoledì 24 maggio 2017

TRUMP, CRONACA SE-MISERIA DI 1-2-3 CONVERSIONI

Continua la tournée di Donald Trump. Ieri, in Arabia Saudita, ha dichiarato di essersi convertito all'Islam. Stamattina in Israele si è sottoposto alla cerimonia ebraica della circoncisione. Nel pomeriggio si confesserà in vaticano con Papa Francesco. Per festeggiare le sue conversioni, come un novello Babbo Natale continua a dispensare doni a destra e a manca, promettendo il suo benevolo e mite intervento su più fronti. 
- In Arabia Saudita la mattina ha usato toni distensivi nei confronti del mondo islamico, nel pomeriggio ha concluso l'affare che porterà gli Stati Uniti alla fornitura ai sauditi di 110 miliardi di dollari di armamenti;
- In Israele, durante la visita al Muro del Pianto, ha indossato la Kippah, il tipico copricapo ebraico. Mentre sembrava raccolto in preghiera rivolto verso un minareto, ha regalato al leader israeliano una fionda originale palestinese;
- Ad Abu Mazen, leader dei palestinesi, ha promesso la pace con Israele ed ha portato in dono la Kippah indossata in Israele;
- A Papa Francesco, durante l'udienza, accompagnato dalla famiglia Addams, ha donato alcuni libri appartenuti a Martin Luther King, il leader anti apartheid;
Adesso sta per arrivare a Taormina dove sono previsti diversi incontri:
- a Toto Riina, che vedrà nell'ora d'aria, pare abbia portato in dono una fornitura di acido dalla molecola rivoluzionaria (scioglie sia le vittime che gli investigatori);
- A Salvini, che incontrerà sul cacciatorpediniere "Migrantes", pare porterà in dono un nuovo tablet e una felpa. Il tablet di ultima generazione contiene un'app (si chiama schac-all), sincronizzata con le agenzie di stampa, è in grado di far partire in automatico i post al verificarsi di una disgrazia (terremoto, attentato, alluvione, nuovo sbarco di migranti). La felpa, anch'essa tecnologica, ha un chip geolocalizzante che consente di cambiare la scritta in base al luogo dove viene indossata (se ti trovi a Biella compare "Prima il Nord", se ti trovi a Palermo "Prima il Sud", ecc.)
- In serata è previsto l'incontro con Grillo e Renzi, che vedrà entrambi contemporaneamente sui crateri sommitali dell'Etna. Regali identici per i due leader: una nuova legge elettorale a testa, la Egocentrellum, che prevede il doppio turno alla Siffredi (non sono stati forniti altri dettagli sui meccanismi di ballottaggio). Sull'altro regalo destinato ai due politici italiani vige il massimo riserbo, ma da nostre fonti riservate, pare che Trump porterà in dono lo specchio autentico della matrigna di Biancaneve che useranno in maniera alternata (a meno che i due non raggiungeranno un accordo per ricoprire uno il ruolo della matrigna e l'altro quello di Biancaneve).


Altri aggiornamenti sulla visita di Trump sono previsti nei prossimi giorni


(f.b.)