sabato 25 aprile 2015

25 Aprile, Settant'anni e non li dimostra

Settant'anni fa uomini e donne coraggiosi hanno sognato e realizzato un paese libero dai tiranni, donandoci libertà e democrazia. Forse non  immaginavano un paese così com'è diventato,  ma hanno dato la loro vita, la loro gioventù affinché potessimo gustare il sapore della libertà. Erano poco più che ventenni quando decisero di lottare per il futuro del loro paese, coetanei dei giovani che non sanno che cosa si festeggia oggi. Conoscere la storia è un dovere per poter rivendicare i propri diritti ed essere parte di una comunità.
http://www.youtube.com/watch?v=cBesCvBzXfw

domenica 19 aprile 2015

19 Aprile 2015, 700 migranti morti annegati nel canale di Sicilia

La pena, la commozione,  il disappunto, non bastano più. Non è più possibile assistere all'indifferenza e all'inconcludenza dei governi e delle organizzazioni internazionali. Altro che blocchi navali e chiusura delle frontiere. Nessuno riuscirà a fermare la migrazione dei popoli. Lo dice la storia, lo dicono gli studi e le ricerche. Ogni qualvolta una parte del mondo si arricchisce a scapito di un'altra,  i popoli che vivono il disagio economico o la privazione della libertà partono alla ricerca di condizioni di vita migliori. Le frontiere geografiche, politiche e mentali non fanno altro che accrescere i problemi che scaturiscono dalle migrazioni. In primo luogo per gli stessi migranti che per aggirare le frontiere si mettono nelle mani dei criminali che gestiscono il traffico di esseri umani, rischiando la loro vita e quella dei loro familiari. Ma i muri, le barriere, gli steccati creano separazione e distacco anche nei paesi che ricevono i migranti. Infatti l'arrivo di uomini non considerati come migranti ma come clandestini, crea un fossato tra i residenti che vedono nell'immigrato un pericolo, e i migranti che non essendo "in regola" sono costretti a vivere ai margini della società che dovrebbe accoglierli. Se tutti gli uomini fossero liberi di decidere dove andare e di spostarsi liberamente, molti problemi sarebbero risolti. Invece questa possibilità sembra essere una prerogativa degli abitanti dei paesi ricchi, mentre viene negata a chi vive nei paesi del terzo o quarto mondo. La tecnologia oggi consente di poter gestire le informazioni necessarie a organizzare i flussi delle persone che si spostano.  Anziché foraggiare scafisti e traffici clandestini di esseri umani, si potrebbe consentire alle persone di spostarsi liberamente attraverso i porti e gli aeroporti. Un mio caro amico tunisino una volta mi disse: perché un giovane italiano o francese se lo vuole può decidere di venire domani liberamente nel mio o in qualunque altro paese, mentre se lo vuole fare un giovane tunisino o senegalese deve richiedere permessi che non gli saranno quasi mai rilasciati? Solo se riusciremo a dare risposta a questa domanda potremo sperare in un mondo più equo e solidale e sicuramente eviteremo di assistere a tragedie come quella di oggi che parlano direttamente alla nostra coscienza. Ammesso che ne abbiamo ancora una.

giovedì 9 aprile 2015

Il pranzo è servito?

Il dibattito sulla rappresentazione della realtà è vecchio quanto il mondo. Molti strumenti sono utilizzat per rappresentare il reale: l'arte, la letteratura, il teatro, la musica, la fotografia, il cinema, la televisione, le nuove tecnologie della rete. Spesso, però, assistiamo passivi allo stravolgimento del reale ad opera del mezzo più aggressivo dei nostri giorni: La televisione. Tanti gli esempi che possiamo citare. L'arte gastronomica, ad esempio, sedimentata in Italia da secoli di tradizione popolare, capace di utilizzare i prodotti di una terra generosa e unica, richiede tempi e modalità che nulla hanno a che fare con la frenesia televisiva. La preparazione del cibo e la sua consumazione sono sinonimi di condivisione e non di competizione. Lo strumento televisivo non racconta, piuttosto piega, mortifica l'arte del fare da mangiare alle esigenze tecniche e ai tempi televisivi. Il messaggio è chiaro: se vuoi essere considerato un grande chef devi essere non solo bravo, ma veloce, acrobatico, stupefacente, anche un po' stronzo. E devi esserlo entro un limite temporale breve, definito, scandito dal pubblico distratto e divertito, davanti a giudici severi e arrabbiati. Nessuna delle nostre madri o delle nostre nonne potrebbe vincere una di queste gare. La caponata, il ragù, la pasta fresca, il nero di seppia, venivano cucinati con calma, senza fretta, senza effetti speciali, senza cronometro, con ingredienti semplici tra i quali non mancava mai l'amore.  Magari durante le prime ore del mattino, senza pubblico, quando a svegliarti era il profumo del soffritto.