domenica 19 aprile 2015

19 Aprile 2015, 700 migranti morti annegati nel canale di Sicilia

La pena, la commozione,  il disappunto, non bastano più. Non è più possibile assistere all'indifferenza e all'inconcludenza dei governi e delle organizzazioni internazionali. Altro che blocchi navali e chiusura delle frontiere. Nessuno riuscirà a fermare la migrazione dei popoli. Lo dice la storia, lo dicono gli studi e le ricerche. Ogni qualvolta una parte del mondo si arricchisce a scapito di un'altra,  i popoli che vivono il disagio economico o la privazione della libertà partono alla ricerca di condizioni di vita migliori. Le frontiere geografiche, politiche e mentali non fanno altro che accrescere i problemi che scaturiscono dalle migrazioni. In primo luogo per gli stessi migranti che per aggirare le frontiere si mettono nelle mani dei criminali che gestiscono il traffico di esseri umani, rischiando la loro vita e quella dei loro familiari. Ma i muri, le barriere, gli steccati creano separazione e distacco anche nei paesi che ricevono i migranti. Infatti l'arrivo di uomini non considerati come migranti ma come clandestini, crea un fossato tra i residenti che vedono nell'immigrato un pericolo, e i migranti che non essendo "in regola" sono costretti a vivere ai margini della società che dovrebbe accoglierli. Se tutti gli uomini fossero liberi di decidere dove andare e di spostarsi liberamente, molti problemi sarebbero risolti. Invece questa possibilità sembra essere una prerogativa degli abitanti dei paesi ricchi, mentre viene negata a chi vive nei paesi del terzo o quarto mondo. La tecnologia oggi consente di poter gestire le informazioni necessarie a organizzare i flussi delle persone che si spostano.  Anziché foraggiare scafisti e traffici clandestini di esseri umani, si potrebbe consentire alle persone di spostarsi liberamente attraverso i porti e gli aeroporti. Un mio caro amico tunisino una volta mi disse: perché un giovane italiano o francese se lo vuole può decidere di venire domani liberamente nel mio o in qualunque altro paese, mentre se lo vuole fare un giovane tunisino o senegalese deve richiedere permessi che non gli saranno quasi mai rilasciati? Solo se riusciremo a dare risposta a questa domanda potremo sperare in un mondo più equo e solidale e sicuramente eviteremo di assistere a tragedie come quella di oggi che parlano direttamente alla nostra coscienza. Ammesso che ne abbiamo ancora una.

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